Palcoscenico

Il palcoscenico (o palco) è la parte dell’edificio teatrale che ospita l’azione scenica. È riservata ai tecnici e agli attori. Comunica con la sala mediante il boccascena, dove ha sede il sipario o velario, oltre il quale sporge il proscenio, delimitato dalla ribalta.

Boccascena

Il boccascena è, nel teatro, l’elemento scenico che definisce, in altezza e larghezza, l’apertura della scena dalla platea.

Incornicia la scena subito dietro il sipario.

Il Boccascena viene definito dallo scenografo, che stabilisce l’inquadratura della scena in base alla drammaturgia e in base alla larghezza dell’arcoscenico. Se per esempio ha progettato una scena che ha una apertura di 8 metri, al teatro Argentina di Roma che ha un Arcoscenico di 11,40m egli dovrà inserire appunto un boccascena costituito da due teloni o quinte laterali e un soffitto che riduca lo spazio visivo a 8 metri di base per un’altezza di 4 o più metri.

Prima del sipario, nella parte alta dell’Arco Scenico troviamo l’arlecchino mobile che è di stoffa drappeggiata; è allacciato ad uno stangone legato in graticcia. In genere copre i fari, le americane e le bilance. È mobile per potersi adattare a qualsiasi misura in altezza.

Davanti ancora, attaccato sull’arco scenico – generalmente, c’è un altro drappeggio chiamato arlecchino fisso. spesso nei teatri storici c’è lo stemma della città o del Teatro stesso.

Il Boccascena, delimita lo spazio visivo della scena, è una riquadratura. è composta lateralmente, destra-sinistra, da due quinte, due Telettoni o due telai (quinte armate) o due torrette metalliche con ruote, facilmente spostabili, foderate di stoffa, con bracci per sorreggere i riflettori. In alto da un soffitto o cielo realizzato come le quinte che alza o abbassa la visione in altezza.

Il boccascena è un elemento scenico che posto dietro al sipario (dove questo è previsto), e, in tutti i teatri a norma antincendio, dal tagliafuoco, sipario metallico che (introdotto per motivi di sicurezza) a volte viene utilizzato come elemento scenico.

La parte di palcoscenico che si spinge in avanti il boccascena, verso la platea, viene denominata proscenio.

Sipario

Il sipario di boccascena, o più comunemente sipario, è quel drappo scorrevole che chiude l’arco scenico dividendo il palcoscenico di un teatro dalla sala e dagli spettatori. Spesso è un oggetto artistico decorato con passamanerie e ricami. È sempre di velluto, tessuto molto pesante, poiché una delle sue funzioni è quella di non lasciar passare i rumori e le luci del palcoscenico durante i cambi di scena fra un atto e l’altro. In alto, a rifinire il boccascena in muratura, è montato un panno fisso, detto arlecchino fisso, in velluto drappeggiato, solitamente dello stesso colore del sipario. I sipari più interessanti e belli sono ancora quelli originali del Settecento. Un esempio di sipario/gioiello era quello del Teatro La Fenice di Venezia, andato distrutto nell’incendio del 1996.

Proscenio

Il proscenio è la parte del palcoscenico teatrale protesa verso la platea, leggermente a curva, è compresa fra l’arco scenico e la ribalta. Il termine entrò in uso nel XIX secolo per evitare il francesismo avanscena (avant-scène). Il bordo esterno del proscenio è occupato dalla ribalta elettrica che un tempo ospitava la buca del suggeritore.

Il proscenio è parte integrante dello spazio scenico, può ospitare la scenografia ed essere usato dagli attori durante la recita, mentre la ribalta non ha riferimento alcuno con essa, ma rappresenta il limitare del palcoscenico, prima del golfo mistico o della platea.

Possiamo trovare un proscenio nei primi teatri greci, dove questo veniva utilizzato dai cantori per raccontare la storia precedente agli eventi narrati e molto spesso le azioni principali si svolgevano proprio qui.

Ma per la prima volta il proscenio diviene parte della struttura narrativa di un’opera e quindi della vita teatrale stessa con la riforma teatrale di Carlo Goldoni.

Ribalta

La ribalta è il bordo del proscenio, la parte più protesa verso la platea; delimita il palcoscenico stesso, prima del golfo mistico.

Aveva in passato lo scopo di nascondere al proprio interno le luci, una serie di faretti alloggiati in celle rifrangenti ricavate all’interno di una sede di lamiera. Erano dotati di schermi colorati, bianco, giallo, rosso e blu (gelatine).

Occorrevano per illuminare la scena, ma, essendo luci frontali, erano usate con moderazione perché rendevano evidenti le ombre.

Lo stesso nome, ribalta, indicava l’asse che, ruotando su degli appositi perni, consentiva di modulare l’uso delle luci, che potevano risultare dirette o indirette. Divisa in due settori, sinistra e destra, separati dalla buca del suggeritore e dalla visibile cappottina che la copriva detta gobbo, seguiva l’andamento del proscenio, alle volte in curva e alle volte parallela.

Soprattutto nel teatro di varietà e nell’avanspettacolo le luci della ribalta erano caratterizzate da protezioni a conchiglia bene in vista, che avevano lo scopo di schermare la luce dalla parte del pubblico e di dirottare il fascio luminoso verso la scena.

Con i progressi dell’illuminotecnica poi, le luci della ribalta sono state soppiantate dai più versatili e comodi riflettori montati su americane, che propongono un’illuminazione non più dal basso ma dall’alto o all’altezza della scena stessa, con una maggiore manovrabilità e flessibilità.

Molti teatri hanno mantenuto, soprattutto negli Stati Uniti d’America o in alcune capitali europee, la peculiarità delle luci della ribalta, il cui nome evoca tuttora sogni di fama e successo. Da qui il titolo del celebre film di Charlie Chaplin Luci della ribalta. Spesso sono presenti sui palcoscenici che ospitano musical o teatro comico con un vago sapore d’antico.

L’espressione “venire alla ribalta” si riferisce agli attori che, nell’atto di ringraziare il pubblico, si portano in avanti a ridosso di essa.

Componenti del palcoscenico

Il palcoscenico ha le stesse dimensioni della soffitta essendo delimitato dai medesimi muri.

Le principali componenti sono:

  • Il piano scenico, costruito con tavole di legno, leggermente inclinato in avanti per motivi di visibilità; i teatri italiani possono avere una pendenza (declivio) variabile da 2,50 cm a 5 cm per metro lineare; il piano scenico può essere fisso, elevabile o girevole. Può essere attrezzato di botole che permettono facile accesso al sottopalco. Vi si svolgono in gran parte il montaggio e lo smontaggio delle scene e vi recitano gli attori.
  • Il sottopalco, sede di congegni, argani, che azionano gli eventuali ponti elevabili e i girevoli; a mezzo di scale e attraverso botole, gli attori o altro personale tecnico possono salire al piano palcoscenico per effetti scenici o per motivi tecnici; con un movimento contrario gli attori possono sparire dal piano palcoscenico e uscire di scena calandosi di sotto. È usato anche come luogo di servizio.
  • Il retropalco, lo spazio in fondo al palcoscenico dove si completa il montaggio e lo smontaggio; solitamente è un luogo di servizio dove spesso trovano posto camerini e sartoria. È possibile anche trovarvi un accesso all’esterno, un grande portone che consente le operazioni di scarico e carico delle scenografie e di tutti i cassoni contenenti materiali necessari allo spettacolo.
  • La soffitta o torre scenica, si sviluppa in verticale sopra il piano scenico; a mezzo di ballatoi o di ponti volanti è possibile raggiungere la sua parte più alta, cioè la graticcia per mettere a punto i tiri (corde di canapa) che sostengono sia le scenografie che le americane delle luci.

Lo spazio scenico è delimitato (traguardato), in orizzontale da quinte armate, o telette, in verticale da cieli o arie o soffitti, in fondo dal fondale.

Un sempre più crescente gusto per la spettacolarità ha contribuito non poco all’evolversi della scenotecnica: il palcoscenico si è via via arricchito di meccanismi e ingranaggi per consentire funzionali trucchi ed effetti scenici, e per meglio organizzare e velocizzare i cambi di scena.

Quinte (o telette)

La quinta o teletta (nel teatro occidentale contemporaneo) è l’elemento scenico che, insieme con il cielo e il fondale, serve a rappresentare lo spazio scenico con ambienti architettonici di natura, di fantasia o neutri. Delimita gli spazi laterali del palcoscenico, mentre il cielo lo delimita in altezza.

Le quinte sono così chiamate perché in origine dividevano e intervallavano la profondità del palcoscenico in cinque parti.

La quinta è un elemento scenico decorato, dipinto o neutro, che, posto lateralmente ai due lati del palcoscenico, descrive un ambiente, lasciando uno spazio fra ogni elemento per l’ingresso in scena di attori o attrezzi. Fra una quinta e un’altra possono entrare anche fasci luminosi detti “tagli”. Le quinte possono essere parallele al boccascena o inclinate a spina di pesce per avere una “fuga prospettica” verso il centro.

Quasi sempre le quinte sono poste a sinistra e a destra del boccascena e si possono ripetere in più file: vengono posizionate simmetricamente in uno o più ordini a seconda della grandezza del palcoscenico e delle esigenze sceniche; quasi sempre a ogni coppia di quinte corrisponde un “cielo” o “aria” o soffitto.

Dietro le quinte, che mostrano al pubblico l’ambiente scenografico, con boschi, piazze, strade, ambienti interni e così via, ci sono i muri e il retroscena o altre strutture di servizio (“sfori”).

Le quinte nascondono le numerose attività necessarie allo svolgimento dello spettacolo: macchinisti che preparano cambi di scena successivi; attori che si preparano al loro ingresso in scena; fonico e relative apparecchiature; eventuale suggeritore; sarta e costumi per un cambio rapido; personale addetto alla sicurezza. Da qui l’espressione “dietro le quinte” a indicare una serie di attività e persone fondamentali, ma invisibili.

Le quinte possono essere:

  • In tela o altro tessuto pesante, come lana o velluto, con una zàgana (oppure una sacca) in testa e al piede dove sono infilati gli stangoni. Due corde in graticcia la tengono dritta e ben tesa; a terra è fermata con grappe di ferro.
  • A panneggio, quando la tela viene lasciata libera e di una misura superiore a tre volte la larghezza; è corredata di nastri in testa per essere legata allo stangone e unita alla graticcia per mezzo di corde e nella parte bassa con una sacca su cui spesso sono inseriti dei piombi.
  • Armata, quando la tela è montata (imbullettata) su telaio; è tenuta in piedi con tironi di legno o di ferro oppure da squadre dette anche “scrosce”. Quando l’armatura è alta e superiore ai quattro metri, per evitare oscillamento alto e mantenere squadratura si inseriscono due saette a forma di V aperta verso l’alto detta “cappuccine”.

L’armatura può essere di diverso materiale (legno, metallo, ecc.), mentre la stoffa può essere colorata (dipinta, semi-trasparente, ecc.), se è parte integrante della scenografia. In produzioni scarne, anche per mancanza di risorse o scelta di asciuttezza, si usano quinte neutre, per lo più nere, soprattutto in tela, chiamate “telette” o “telettoni”, ovvero senza armatura, sospese attraverso tiri dalla graticcia su stangoni. Quando è neutra, la quinta ha solo una valenza di servizio a copertura e traguardo spazio scenico. Viene chiamata “parure“.

Cielo

Il cielo o aria o soffitto in teatro è l’elemento scenico che, insieme alle quinte e al fondale, serve a delimitare (traguardare) lo spazio scenico: mentre le quinte lo delimitano lateralmente, il cielo o aria o soffitto lo delimita in altezza, infatti viene posto all’altezza del boccascena mobile, parallelo alla linea di terra.

Oltre alla funzione di traguardo, che impedisce al pubblico di vedere i muri del teatro o altre strutture di servizio (sfori), serve anche a nascondere le americane luci.

Ad ogni coppia di quinte corrisponde un cielo o aria o soffitto, pertanto la quantità necessaria e le misure di ogni elemento variano a seconda della grandezza del palcoscenico.

Solitamente è appeso in graticcia per mezzo di tiri effettuati con corde di canapa, o fissato ad una struttura portante.

  • Può essere in tela, o altro tessuto pesante (velluto).
  • Nero, se ha solo una valenza di servizio.
  • Colorato e scenografato, se è parte integrante della scenografia.
  • Armato, cioè montato su telaio.
  • Libero, con sacca in testa dove passa lo stangone che sarà legato in graticcia.
  • A panneggio, con nastri in testa per essere legato allo stangone.

In questi due ultimi casi il bordo inferiore e i laterali della stoffa sono orlati.



Categorie:F00.02- Scenografia e Scenotecnica

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