Antonio De Lisa- Eurhythmelos- Il teatro della vita

È importante avere un segreto, una premonizione di cose sconosciute.
L’uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti,
è misterioso; che in esso avvengono e si sperimentano
cose che restano inesplicabili. Solo allora la vita è completa”.

Carl Gustav Jung 

Che cos’è Eurhythmelos?

Provo a formulare una risposta: è una mia elaborazione, fatta con spirito occidentale ma basata su una tradizione orientale (la filosofia yoga). Questa si basa su sette princìpi: corpo fisico, corpo astrale, prana, mente istintiva, intelletto, mente spirituale, spirito. Spiegherò in altra sede la dimensione ontologica di questa teoria. Qui parlo dell’Eurythmelos, cui non sono estranee le teorie di Rudolf Steiner (euritmia). Non sono teorie per “stare bene”, sono teorie per “vivere bene”, che è un’altra cosa. Anche Steiner coinvolgeva arte e musica. Ho elaborato questa teoria “facendo” arte e musica.

Finalmente sto trovando un po’ di tempo per impostare esercizi e pratiche euritmiche. Alla base ci sono Pilates e Yoga con una estensione basata sul T’ai Chi Chuan. Il tutto si puo praticare anche all’aperto. Per sedute al chiuso è importante l’uso di incensi vari. La dieta dovrebbe essere integrale. Pochissimi alcolici. Camminate defatiganti. Molta musica.

Eurythmelos è la via che conduce all’armonia. Ho avuto parecchie discussioni in passato sul presunto atteggiamento reazionario di chi cerca l’armonia. Si può voler cambiare il mondo senza per forza essere degli arrabbiati, senza per forza fare un’arte brutta o una musica inascoltabile. L’arte per principio ci dovrebbe mettere in grado di percepire l’esistente con occhi nuovi o addirittura ciò che ancora non esiste. Il mondo è sbagliato in virtù di un principio intellettuale. Troppe disparità, troppe disuguaglianze. Non è sbagliata la Natura, ed essa si fonda sull’equilibrio. Quello che sembra ci stia sfuggendo.

Le situazioni liminali

Ora si può cominciare con gli Asana (le posizioni Yoga) ma vorrei dire qualcosa sulle situazioni euritmiche. Una delle più importanti per uscire dal treno delle abitudini è quella che chiameremo “liminali”: la transizione fra il giorno e la notte e quella tra la terra e il mare. Non sempre è possibile crearle, ora sono al mare e lo posso fare, ma in altre situazioni bisogna crearne altre. Nella mitologia persiana queste figure venivano raffigurate come Yazata e rappresentate come uomini-gallo, che annunciavano il nuovo giorno. Bisognerebbe sforzarsi di celebrare ogni nuovo giorno come se fosse il primo della creazione. Tenere vigili i sensi, liberare i canali.

Quella volta a Yoga

Ho frequentato per un certo periodo dei corsi di Yoga, apprendendo l’essenziale di quello che si definisce Hata Yoga, cne consiste nei diversi Asana, le posizioni dello Yoga. E’ una pratica quasi esclusivamente fisica, la parte interessante verrebbe dopo: la meditazione trascendentale, cosa difficile e un po’ misteriosa.

Hatha Yoga è composto da due parole. Ha simboleggia il sole e Tha la luna. Vi è un riferimento alle qualità solare e lunare del fluido (prāṇa, dal sanscrito प्राण), che circola nel corpo ed è diretto dai movimenti respiratori. La regolazione del respiro per modificare la circolazione del prāṇa o fluido vitale, costituisce quindi la base di questo tipo di Yoga. Modificando il suo prāṇa lo Yogi agisce sul suo psichismo, poi sulla sua mente che egli così modifica. Si tratta, come si diceva, in primo luogo di esercizi fisici, di posture (āsana, आसन). Questo yoga è essenzialmente shivaista.

Ci sono altre manifestazioni di yoga, di cui non parliamo per il momento, come il Rāja Yoga (devanagari: राजयोग; lett.: “Yoga Regale”), Bhakti Yoga, Karma Yoga, Jñana  Yoga.

Mi piaceva cambiarmi le scarpe nello spogliatoio, indossare la tuta (nera), entrare in quell’atmosfera felpata.

Ma anche se si tratta di posizioni fisiche e non mentali, bisogna stare attenti. Evidentemente non ero riuscito a cacciare tutti i miei demoni dalla mente. A un certo punto degli esercizi mi sono avvolto nelle mie contraddizioni e mi sono sentito male. Tanto da uscire dalla palestra in tutta fretta, quasi scappando. Avevo un dolore addominale violentissimo, che mi è passato poco dopo, senza farmaci.

Avevo interpretato male il tipo di concentrazione necessario a questa pratica, che non è uno sforzo, ma il suo contrario, la calma. Ero fuori eurythmelos, non avevo armonia.

Elevazione

Ho trovato in un libro di Elémire Zolla (Lo stupore infantile, Adelphi) un passo che mi ha colpito perché richiama i sette principi della filosofia Yoga in un altro contesto: “Anche in Giappone il buddhismo assunse dallo shinto la geografia delle montagne sacre. Primeggia il Fuji… E’ abitato dalla Principessa che porta gli alberi della fioritura. Si dice che sulla vetta stilli l’elisir di vita. Si scala invocando via via la purezza della vista, dell’udito, dell’odorato, del sentimento e della percezione spirituale” (p.87). E’ un altro modo per enunciare l’elevazione, ma non molto lontano.

Un’esperienza di medicina antroposofica

Mi è capitato qualche anno fa di trascorrere un breve periodo di vacanza a Roncegno, in Trentino. Vagando per il paese a un certo punto mi imbatto nell’ingresso di un bel giardino con la scritta “Casa Raphael”. Spinto dalla curiosità mi avvio vero la hall del Palace Hotel, l’hotel ospitato dalla struttura. Un depliant parlava di medicina antroposofica, delle cui nozioni non sono del tutto a digiuno, avendo letto alcuni libri di Rudolph Steiner. Ho chiesto se potevo provare le terme di acqua arsenicale-ferruginosa della fonte di Vetriolo, che veniva illustrata nel materiale pubblicitario. La signora mi ha detto che dovevo fare una visita con la dottoressa del centro, cui ho aderito senza problemi …

… nell’attesa mi fanno accomodare nella biblioteca del centro, tappezzata di libri di Steiner e di trattati sulla medicina omeopatica. Ci sono anche alcuni tavoli pieni di disegni e figure ad acquerello. In un angolo una serie di teiere: mi sarà spiegato che ciascun ospite del centro ha la sua teiera personale, Una buona abitudine. Nella sala grande troneggiava un bel pianoforte e delle sedie, evidentemente per fare ed ascoltare musica. Non sembrava un albergo, piuttosto uno di quei sanatori svizzeri descritti nei romanzi di Thomas Mann…

… la dottoressa, milanese, mi ha chiesto se avevo problemi di salute e perché volevo fare quella cura. Le ho spiegato che avevo problemi di stomaco e qualche dolore muscolare. Ha voluto approfondire l’anamnesi e forse ha capito qualcosa, perché ha virato subito sulla diagnosi tensione-nervosa-tensione-addominale. La prima avrebbe provocato la seconda. Forse aveva ragione. Mi ha dato anche una confezione senza etichetta di pillole (che non ho mai preso). Ma mi ha elargito anche un consiglio che ancora mi rimprovero di non aver seguito, di andare da uno psicoanalista junghiano (di Benevento). Indirizzo, numero di telefono, avrei potuto fare una cura “filosofica”. Che occasione che ho perso (ma ho letto poi tutto Carl Gustav Jung) …

… il giorno dopo ho cominciato la cura di bagni di ferro, presa un po’ con leggerezza, ma con effetto quasi immediato sui muscoli. Ti immergi nel ferro, letteralmente, L’euforia si è un po’ smorzata quando ho potuto vedere i pazienti di quella clinica, tutti anziani, svizzeri, tedeschi, austriaci, lombardi; tutti con gravi problemi di salute, mi è sembrato, anche se avrei capito solo dopo di che genere di problemi soffrissero. In quella struttura si faceva sul serio e probabilmente dopo aver provato le cure tradizionali. Passando davanti a un’altra sala ho visto dei respiratori automatici. Via via che passavano i giorni diminuiva il buon umore ….

Era giunto il momento della partenza. Una serata avevo anche potuto assistere a un concerto, un quartetto d’archi, una serata bellissima. Ma non osavo guardarmi intorno, in quel luogo abitato dalla sofferenza. Dovevo solo andarmene, ma dopo aver maturato un giudizio positivo sulla medicina antroposofica. In seguito avrei approfondito la conoscenza su tutto quel mondo. Un mondo che la pensa diversamente sul rapporto su spirito e corpo.

La via del T’ai Chi chuan

Il teatro della vita

Ho cominciato a interessarmi di teatro molto presto, anche in seguito ad amicizie preziose. Prima a Napoli, dove facevo il liceo, poi a Roma, dove frequentavo l’università. La cattedra di Storia del teatro e dello spettacolo è stata un vero laboratorio. Più recentemente, ho fondato con alcuni amici il Lost Orpheus Teatro, con cui mi è capitato di dirigere diversi spettacoli.

L’sperienza che mi ha giovato in questo campo è stata la scoperta dell'”attore fisico”, la presa di coscienza che il teatro è anche fisicità. Io partivo da una base drammaturgica, basata sul testo scritto. Con i corsi di “mimo e maschera” (Monetta, Facciolli) mi si è allargato l’orizzonte, soprattutto nel momento in cui ho scoperto le arti marziali in versione dolce, il T’ai Chi Chuan.

BIBLIOGRAFIA

Rudolf Steiner, Universo, terra e uomo, Milano, Editrice Antroposofica, 2005.

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