Lo spettacolo “Onde. Recital di Musica Immagini e Poesia” nasce dalla volontà di proporre d’estate una parte del repertorio del gruppo Lost Orpheus Ensemble, che risulti insieme accattivante e singificativo. In particolare si farà riferimento ai due album iniziali, “Orphic Night” e “Ruins”. Si esibiranno Antonio De Lisa, alla chitarra e al sax, Noemi Franco, alle tastiere e al synth, Emanuele Libutti, al violoncello, Jacopo Colangelo, alla batteria.
Dai testi che sono alla base delle canzoni (tutti di Antonio De Lisa, che può vantare anche un’attività poetica alle spalle) si può notare che la tematica affrontata è quanto mai varia: si tratta di storie di viaggi, di amori, di danze, di sogni. La musica ha un impianto “power pop”, da cantautorato rock, che spesso sconfina nell’indie più aggiornato. Un esempio è la canzone che si intitola Katia: “Katia vive solo di notte, / ogni tanto qualcuno si intromette: /gente strana, vagabondi, / predatori, divorziati e anche sognatori.”, che parla di una donna sola che passa le sue nottate davanti allo schermo di un computer, a chattare con degli sconosciuti.
Altro tema è quello degli addii e degli abbandoni, per esempio “Orizzonte sotterraneo”, in cui si narra di una coppia ceh si riconosce estranea dopo aver logorato il rapporto “vecchie abitudini, / nuove lontananze”. A quel punto non resta che “Toccare l’irrealtà sfiorandosi, /riconoscersi estranei vivendosi.”
Il gruppo ha in repertorio pezzi di diverso genere. Il Recital è stato pensato in base a una scelta: quella di proporre i pezzi più significativi. Si tratta di un Recital estivo e il pubblico a cui il gruppo si rivolge con questo programma è un pubblico generico, che ha voglia di divertirsi in maniera intelligente, nel senso di una disponibilità ad ascoltare racconti di “Strade”, come recita il titolo di un’altra canzone, con “Lampi nella notte ” che “colorano il cielo / di un viola strano”.
L’arrangiamento musicale dei pezzi è stato super curato per dare l’idea di un suono quanto mai raffinato e pieno, che accompagna testi poetici ed evocativi, come questi: “Il viaggio notturno cerca / l’orizzonte / e la sua concava malinconia / nella brezza ondivaga e mutevole /delle sue diecimila direzioni”.
La strumentazione usata è semplice, pur nella sua completezza, un paio di tastiere, di cui una synth, una chitarra elettrica con amplificatore, un sax, un pc portatile e un processore di effetti. Tutto concorre ad esaltare i testi delle canzoni
Durante la serata, i membri del gruppo si alterneranno a raccontare storie, recitare poesie, mostrare immagini in movimento con l’aiuto di un proiettore. Si tratta di un Recital che è a metà fra un concerto, uno spettacolo teatrale e una performance d’arte, per offrire duno spettacolo completo e in linea con le più recenti tendenze a livello internazionale.
Canzoni e Musiche
Testi di Antonio De Lisa
Spuma di giorno dall’incantesimo di lune svanite.
01) TONIGHT Strumentale
Il malumore del mare
Lo riconosci il malumore del mare quando cambia la frequenza delle sue onde sugli scogli e a riva, ma in modo particolare;
non sempre questo può voler dire che è in procinto di agitarsi. Qualche volta è solo un tributo che paga a onde sorelle che si sono mosse lontano.
E lui le accontenta, ma ammicca in direzione uguale e contraria. Ma stasera il mare è di malumore. Lo sento. Comunica. Avanza.
Sbatte con violenza. Come il vento che lo percorre. Quando il mare è di malumore, meglio lasciarlo stare, come dicono
vecchi pescatori che non misurano il vento in nodi, ma in sbavature di sensazioni. Lascialo stare il mare. E guarda il cielo, in una certa direzione.
Sembra somigliare a una mia sensazione. Quando la sento pulsare, meglio lasciarmi solo, come il mare.
Stamane il cielo è chiaro e limpido l’orizzonte. Si è calmato il doloroso vento di scirocco, le cui folate sono presagi di sciagura. Quel vento trasporta nelle sue spire il bozzolo delle vampate. Quando soffia quel vento si sviluppano gli incendi divoratori. Giganteschi. Che arrivano a lambire il mare come lingue di drago. Lo scirocco si alza con una prima folata imperiosa, mentre la gente è impegnata in tranquilli conversari (Pausa). E’ l’annuncio (Pausa). Non ti abbandonerà per l’intera nottata. Il mare è mugghioso e neghittoso. Non è un bel vento sincero. E’ un vento di cupi desideri, sudati incubi (Pausa).
Ti avvolge nelle sue spire con trattenuta lascivia; sembra volerti trattenere e impedire di uscire. Devi volerlo, entrare deciso, perché qui a due metri è già profondo. Ma non lasciarti ammaliare (Pausa). Il mare è seduttivo (Pausa).
Le falesie sono cosparse di punte aguzze come coltelli ben affilati.
Vista dal mare, la costa sembra l’opera di un semidio crucciato, che per uno sgarbo degli dei superni abbia graffiato la montagna senza uno scopo preciso, facendo rotolare a mare massi di varia consistenza e spessore (Pausa). Umani, animali e pesci si aggirano fra queste rovine, senza fraternizzare, ciascuno chiuso nel suo mondo.
Nel paesaggio sottomarino le correnti si incrociano in una rete di direttrici. Seguire la corrente è come decifrare la lingua propria del mare, la sua logica interiore. Le correnti sono attorcigliate in presenza di grotte sotterranee.
La risacca provoca una sinfonia di suoni a eco, come canti di sirene, vociare di ombre (Pausa).
Le cicale forniscono il tappeto sonoro di viaggi miracolosi, tra mostri marini e angeliche risonanze. Deve essere lo sciabordio ritmico delle onde pochi metri più giù che ti trascina in abissi scivolosi e verdastri, all’appuntamento con figure che si celano negli scogli profondi. Quando ti svegli e ti immergi, riappaiono le stesse figure, mentre il mare perde l’azzurro e si veste di verde.
05) VIAGGIO NOTTURNO
Sulla spiaggia di El Kantaoui
Sulla spiaggia di El Kantaoui al tramonto il vento trasporta la malinconia come un’onda felice.
C’è una sirena in mare, che attraversa le onde leggera e flessuosa nella più assoluta solitudine della sera.
Cerco in lontananza, ma non si vede, il paese che non vorrei vedere.
Mentre una radio trasmette una lenta litania araba, una coppia attraversa la spiaggia, lieve e sensuosa come un passo di danza.
Le luci cominciano a punteggiare il tramonto e si spegne in un ravvicinato esotismo il cullante furore di altre onde, che si insinuano in un’inquietudine austera.
Sono pieghe che si intrecciano in un labirinto tracciato a caratteri esoterici nell’oscurità dell’inconscio, come quelle di un velo.
Di notte tinta e di silenziosi lampi apri le danze.
08) LA DANZA IL BUIO L’INFINITO
Ecoscandaglio
Basta un minimo di moto ondoso a piegare e sballottare la barchetta su cui siamo. Ma a me piace quello che c’è sotto, sul fondale.
Il gozzo ha un ecoscandaglio provvidenziale: quando un branco attraversa lo scafo appaiono sul display i disegnini dei pesci
con la relativa profondità e direzione. La maggior parte del tempo la passo lì, a osservare attratto e incantato,
con le mani piegate sotto il viso. Chi mi guarda dice che ho un sorriso. I disegnini mutano col variare dei branchi
fino a una profondità di cento ottanta metri, poi si perde la traccia. E spesso si perde. E’ il disegno e il profilo del fondale
che è irregolare. Ci sono fosse, anfratti, gradoni. Si stagliano in questo modo i regni astratti di quel mondo inferiore e dei suoi abitanti.
Questa animazione semovente e abissale somiglia stranamente al mio mondo interiore, con pensieri e sensazioni che si muovono in branchi
e che sfiorano la coscienza a vari livelli di consapevolezza. Anch’io perdo il contatto dopo i cento ottanta metri. Ci vorrebbe
un ecoscandaglio più potente, ma forse questo basta a raggiungere i pensieri. L’unica differenza è che non si possono pescare.
Antonio De Lisa
09) BOCCONIANA
L’unica stella nel cielo della pioggia ride bagnata
10) Fast Food
L’onda
Nella cala tranquilla scintilla, intesto di scaglia come l’antica lorica del catafratto, il Mare. Sembra trascolorare. S’argenta? s’oscura? A un tratto come colpo dismaglia l’arme, la forza del vento l’intacca. Non dura. Nasce l’onda fiacca, súbito s’ammorza. Il vento rinforza. Altra onda nasce, si perde, come agnello che pasce pel verde: un fiocco di spuma che balza! Ma il vento riviene, rincalza, ridonda. Altra onda s’alza, nel suo nascimento più lene che ventre virginale! Palpita, sale, si gonfia, s’incurva, s’alluma, propende. Il dorso ampio splende come cristallo; la cima leggiera s’aruffa come criniera nivea di cavallo. Il vento la scavezza. L’onda si spezza, precipita nel cavo del solco sonora; spumeggia, biancheggia, s’infiora, odora, travolge la cuora, trae l’alga e l’ulva; s’allunga, rotola, galoppa; intoppa in altra cui ‘l vento diè tempra diversa; l’avversa, l’assalta, la sormonta, vi si mesce, s’accresce. Di spruzzi, di sprazzi, di fiocchi, d’iridi ferve nella risacca; par che di crisopazzi scintilli e di berilli viridi a sacca. O sua favella! Sciacqua, sciaborda, scroscia, schiocca, schianta, romba, ride, canta, accorda, discorda, tutte accoglie e fonde le dissonanze acute nelle sue volute profonde, libera e bella, numerosa e folle, possente e molle, creatura viva che gode del suo mistero fugace. E per la riva l’ode la sua sorella scalza dal passo leggero e dalle gambe lisce, Aretusa rapace che rapisce le frutta ond’ha colmo suo grembo. Súbito le balza il cor, le raggia il viso d’oro. Lascia ella il lembo, s’inclina al richiamo canoro; e la selvaggia rapina, l’acerbo suo tesoro oblía nella melode. E anch’ella si gode come l’onda, l’asciutta fura, quasi che tutta la freschezza marina a nembo entro le giunga!
Musa, cantai la lode della mia Strofe Lunga.
Gabriele D’Annunzio
11) DUE DERIVE
12) THOUSAND WAVES
Mille Onde
Le mie radici sono nel mare, trasportate dalla corrente.
E’ l’onda che mi muove come un tappo di sughero nel vortice dei flussi.
E’ l’onda che mi spinge lontano dal presente, verso un altro tempo.
E’ l’onda del tempo che mi fa accarezzare le brezze di un altro mare.
E’ l’onda che mi sussurra di tornare tra la gente, lontano dal sepolcro delle false apparenze.
E’ l’onda che mi sussurra, come in un’eco di sirene, la necessità di andare, anche se la mèta conta meno del viaggio.
L’onda canta con dolcissime parole la strada del pellegrinaggio.
L’onda indica forse il luogo del ricongiungimento.
Forse è solo una chimera, il richiamo di un’altra èra, ma è l’onda che mi spinge verso il naufragio.
Antonio De Lisa
13) PETROLIO
14) CALANCHI Strumentale
Giovanni Pascoli, Mare
M’affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l’onde. Vedo stelle passare, onde passare; un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco, sospira l’acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d’argento.
Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni?
15) THE SOUNDS OF THE NIGHT
16) OIL TRIP SS 598
Onde: Materiali per lo spettacolo
LETTERATURA
Gian Battista Marino, Donna che si pettina
Onde dorate, e l’onde eran capelli, navicella d’avorio un dì fendea; una man pur d’avorio la reggea per questi errori preziosi e quelli;
e, mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco dividea, l’òr delle rotte fila Amor cogliea, per formarne catene a’ suoi rubelli.
Per l’aureo mar, che rincrespando apria il procelloso suo biondo tesoro, agitato il mio core a morte gìa.
Ricco naufragio, in cui sommerso io moro, poich’almen fur, ne la tempesta mia, di diamante lo scoglio e ‘l golfo d’oro!
A.Del:- Il malumore del mare
Lo riconosci il malumore del mare quando cambia la frequenza delle sue onde sugli scogli e a riva, ma in modo particolare;
non sempre questo può voler dire che è in procinto di agitarsi. Qualche volta è solo un tributo che paga a onde sorelle che si sono mosse lontano.
E lui le accontenta, ma ammicca in direzione uguale e contraria. Ma stasera il mare è di malumore. Lo sento. Comunica. Avanza.
Sbatte con violenza. Come il vento che lo percorre. Quando il mare è di malumore, meglio lasciarlo stare, come dicono
vecchi pescatori che non misurano il vento in nodi, ma in sbavature di sensazioni. Lascialo stare il mare. E guarda il cielo, in una certa direzione.
Sembra somigliare a una mia sensazione. Quando la sento pulsare, meglio lasciarmi solo, come il mare.
Virginia Woolf, Le onde “L’onda è prima di tutto il moto di un elemento fluido – aria, acqua, sangue, respiro – che si intona coi ritmi in battere e levare di agenti impersonali quali il sole, il cielo, il mare […]”.
Italo Calvino, Palomar «Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Non che egli sia assorto nella contemplazione delle onde. Non è assorto, perché sa bene quello che fa: vuole guardare un’onda e la guarda. Non sta contemplando, perché per la contemplazione ci vuole un temperamento adatto, uno stato d’animo adatto e un concorso di circostanze esterne adatto: e per quanto il signor Palomar non abbia nulla contro la contemplazione in linea di principio, tuttavia nessuna di quelle tre condizioni si verifica per lui. Infine non sono le onde che lui intende guardare, ma un’onda singola e basta: volendo evitare le sensazioni vaghe, egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso.»
ARTI VISIVE
L’ONDA di Katsushika Hokusai (1830)
LA NONA ONDA di Ivan Aivazonvsky (1850)
IL MONACO IN RIVA AL MARE di Caspar David Friedrich (1809-10)
Sede e Contatti – Location and Contacts: Antonio De Lisa c/o LOST ORPHEUS MULTIMEDIA – Via del Popolo, 127/129 85100 POTENZA (ITALY) (0)39- 097137457 / Cell. 3333878854
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