Il Carnevale di Roma è ricco di caratteri e maschere nati dalla tradizione popolare dei teatrini e che sono la caratterizzazione del popolano e del nobile. Tra i più noti caratteri si ricordano Cassandrino la cui origine pare sia senese, ma durante il XIX secolo acquistò notevole fama a Roma dove è la maschera del borghese credulone che viene raggirato e beffato, sia in amore che negli affari. Col passare del tempo acquistò anche la valenza di portavoce delle lamentele popolari antipapali e anticlericali.
Cassandrino ha origini incerte e se ne contendono i natali Siena e Roma. In ogni caso, per la maschera il successo arriva a Roma, a partire dal XIX secolo. Cassandrino è un buon padre di famiglia, una brava persona comune, un credulone raggirato da figlie e scrocconi, uno che dall’amore esce sempre beffato. La maschera è caratterizzata dalla voce nasale, dal cappello a tricorno con sotto la parrucca incipriata, dalla giubba a coda di rondine. Nel tempo, il personaggio divenne portavoce delle recriminazioni e delle lamentele nei confronti del potere papale. Dalle commedie che lo vedono protagonista è rimasta famosa l’espressione “Solo Preti Qui Regnano”, interpretazione maliziosa dell’acronimo S.P.Q.R.
La buona fortuna della maschera si consolidò nel periodo delle forti censure pontificie sui testi teatrali. Il controllo di polizia era stretto. Si racconta che le compagnie, per rappresentare spettacoli non ‘purgati’, ubriacassero gli ‘sbirri’ addetti al controllo dei testi; e che, alla fine di ogni rappresentazione, gli attori erano spesso costretti a pagare tutti i conti come dopo l’ultima replica. Interprete magistrale della maschera fu l’attore Filippo Teoli, che la portò in scena al teatro Fiano. Il Cassandrino di Teoli era un ‘duro’, un anticlericale dalla lingua mordace. Il Belli lo ricorda in un sonetto del 1833:
“Li teatri de Roma so’ ariuperti / ciovè la Valle e ‘r Teatrino Fiani. / E quanto a Cassandrino li Romani / dicheno a chi ce va: Lei se diverti”. Interessante rileggere nelle riviste dell’epoca i testi di quelle commedie, notando l’attualità dei problemi denunciati da Cassandrino ad inizio Ottocento: scarsa igiene pubblica, traffico, tasse…
Don Pasquale de’Bisognosi è una maschera che rappresenta un patrizio celibe, facoltoso e sciocco e soprattutto pigro; il carattere ricorda quello del Pantalone veneto, ma è meno burbero. Egli odia questo cognome particolarmente plebeo per un nobile come lui.
Tra le maschere romane più famose vi è sicuramente Rugantino la cui caratteristica principale è l’arroganza, dal cui termine deriva il nome. E’ il giovane del quartiere sbruffone e un po’ delinquente che nelle risse però le prende; l’interpretazione di Enrico Montesano nella commedia di Garinei e Giovannini è una delle migliori rappresentazioni del personaggio.
Altra maschera famosa è quella di Meo Patacca , il tipico popolano indolente, bullo prende il nome dal misero stipendio del soldato.

Meno nota è la maschera del generale Mannaggia La Rocca che riprende i carattere di Capitan Spaventa, cioè del capitano di un gruppo di straccioni che narra avventure militari mai vissute.

Il carnevale romano era caratterizzato da numerose maschere di cui è andato dimenticato il nome e che sopravvivono solo nelle incisioni.

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