La maschera non necessariamente deve essere indossata da un soggetto: è il caso della maschera apotropaica, che tuttavia continua ad essere un segno permeato dalla presenza agente di forze divine, supere o infere: è il caso della maschera greca di Gorgo, sempre raffigurata di fronte, che incanta e pietrifica chi osa anche soltanto affrontarla con lo sguardo; ed è il caso della maschera apotropaica (greco apotrépo, allontano), dall’aspetto talvolta grottesco, talvolta ghignante, che ha la facoltà di tenere lontani nemici ed intrusi, e che può essere posta a protezione delle stalle, dei campi o delle abitazioni, come possiamo singolarmente verificare nell’alto bergamasco – terra di Zanni e di maschere dell’Arte – dove in un affresco dipinto sopra la scala di ingresso della cosiddetta “casa di Arlecchino” è raffigurato un irsuto “uomo selvaggio” armato del classico nodoso randello con la seguente iscrizione posta sul cartiglio: “Chi non e’ de chortesia, non intragi in chasa mia, se ge venes un poltron, ce daro’ col mio baston”.

Testa di Gorgone. Coppa a figure nere, VI secolo a.C., Musée du Louvre, Paris.

Selvaggio nella casa di Arlecchino.
Oneta a San Giovanni Bianco (Bergamo).
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