
Luigi Pirandello – Sei personaggi in cerca d’autore
Sei personaggi in cerca d’autore è il dramma più celebre di Luigi Pirandello. L’opera fu rappresentata per la prima volta il 9 maggio 1921 al Teatro Valle di Roma, ma in quell’occasione ebbe un esito tempestoso, perché molti spettatori contestarono la rappresentazione al grido di “Manicomio! Manicomio!”. Fu importante, per il successivo successo di questo dramma, la terza edizione, del 1925. In essa, l’autore aggiunse una prefazione nella quale chiariva la genesi, gli intenti e le tematiche fondamentali del dramma.
È l’opera che rese celebre quasi all’improvviso Luigi Pirandello, trascinandolo anche in una iniziale polemica critica. Fu rappresentata per la prima volta il 9 maggio 1921 al Teatro Valle di Roma, ad opera della Compagnia di Dario Niccodemi, con Luigi Almirante nel ruolo del Padre e Vera Vergani in quello della Figliastra. È considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro, comprendente ‘Questa sera si recita a soggetto’ e ‘Ciascuno a suo modo’. Accentrata sul problema dell’autonomia del personaggio (problema che fu considerato letterario e inconsistente da alcuni critici tra i quali Croce), quest’opera presenta sei personaggi appena abbozzati che pretendono dal loro autore una vita vera, una vita in svolgimento al di fuori della fissità raggelata e falsa dell’arte. La tragedia dei Sei personaggi è la tragedia dell’incomprensione e dell’orrore. Di quella impossibilità di esprimersi, di comunicare e di toccare un fondo concreto e vivo delle cose del mondo, che resterà anche nei drammi seguenti una delle caratteristiche dell’arte di Pirandello.
Su un palcoscenico una compagnia di attori prova la commedia ‘Il giuoco delle parti’.
Irrompono sei individui, un Padre, una Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina, personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha concepiti. Essi chiedono al Capocomico di dare loro vita artistica e di mettere in scena il loro dramma.
Dopo molte resistenze la compagnia acconsente alla richiesta e i personaggi raccontano agli attori la loro storia perché possano rappresentarla.
Il Padre si è separato dalla Madre, dopo aver avuto da lei un Figlio. La Madre, sollecitata dal Padre, si ricostruisce una famiglia con il segretario che lavorava in casa loro e ha da lui tre figli: la Figliastra, la Bambina e il Giovinetto. Morto il segretario la famiglia cade in miseria, tanto che la Figliastra è costretta a prostituirsi nell’atelier di Madama Pace, dove la Madre lavora come sarta. Qui si reca abitualmente il Padre. Padre e Figliastra non si riconoscono e l’incontro viene evitato appena in tempo dall’intervento della Madre. Tormentato dalla vergogna e dai rimorsi, il Padre accoglie in casa la Madre e i tre figli. Ciò provoca il risentimento del Figlio e la convivenza diventa insostenibile. Tra gli attori e i Personaggi si apre ben presto un contrasto insanabile.
Gli attori, nonostante gli sforzi, non riescono a rappresentare il dramma reale dei Personaggi, i loro sentimenti fondamentali, il vero essere di ciascuno: il dolore della Madre, il rimorso del Padre, la vendetta della Figliastra, lo sdegno del Figlio. Sulla scena tutto appare falso. Questa incomunicabilità, che rende la vita autentica irrappresentabile, culmina nella scena finale in cui la storia finisce in tragedia, senza avere la possibilità di comprendere se essa sia reale o no: la Bambina annega nella vasca del giardino e il Giovinetto si spara.
Il capocomico, indispettito per la giornata di prove perduta, ordina all’elettricista di spegnere le luci e licenzia tutti. Ma dietro il fondo, in cui si trovavano i personaggi andati a soccorrere il Giovinetto e la Bambina, si accende come per errore una luce verde che proietta quattro grandi ombre – quelle del Padre, della Madre, del Figlio e della Figliastra – sul capocomico, il quale scappa terrorizzato. Spento il riflettore escono dal fondo, nell’ordine, il Padre, la Madre e il Figlio, che si fermano in mezzo al palcoscenico. Ultima ad uscire è la Figliastra che, ripetendo la sua perdizione, corre verso le scalette e con una stridula risata rivolta agli altri scompare dalla scena.
Sei personaggi con la regia di Giorgio De Lullo
Regia: Giorgio De Lullo
Il padre: Romolo Valli
La madre: Elsa Albani
La figliastra: Rossella Falk
Il figlio: Piero Sammataro
Il giovinetto(non parla): Claudio Frigna
La bambina(non parla): Patrizia Ponzelli
Madama Pace: Gabriella Gabrielli
Il direttore-capocomico: Ferruccio De Ceresa
La prima attrice: Nora Ricci
Il primo attore: Carlo Giuffré
La seconda donna: Italia Marchesini
L’attrice giovane: Isabella Guidotti
L’attor giovane: Italo Dall’Orto
Altri attori e attrici:
Sebastiano Calabrò
Salvatore Puntillo
Anna Saia
Lino Segurini
Il direttore di scena: Luigi Durissi
Il suggeritore: Luigi Battaglia
Il macchinista: Domenico De Angelis
Il segretario del capocomico: Aldo Gasparrini

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