Bibliografia utopica

Bibliografia utopica

Si parla di utopia sia per il testo di Moro e i suoi successivi imitatori, sia per testi e autori anteriori come la Politeía e le Nómoi di Platone. Una descrizione utopica, in effetti, può già essere considerata la descrizione del giardino di Alcinoo contenuta nel libro settimo dell’Odissea.

Esiodo parlava di un’Età dell’Oro nella quale non si diventava mai vecchi, non avevano preoccupazioni e ansietà, né conoscevano alcun tipo di male o miseria. Tra gli utopisti che hanno preceduto Moro senza averne il nome si possono ricordare Aristofane, Evemero, Plutarco, Falea di Calcedonia, Ippodamo di Mileto, Ovidio, Virgilio ed Orazio. Le utopie di questo periodo descrivono perlopiù luoghi o ere di felicità primeva e pura, di libertà e uguaglianza. Nell’età cristiana invece le utopie hanno riguardato soprattutto l’àmbito religioso: alcune di esse erano in stretto rapporto con lo sviluppo del monachesimo, mentre altre erano manifestazioni di una delle possibili forme del millenarismo. Utopia religiosa può essere considerata anche la civitas Dei agostiniana.

Lo spartiacque tra l’utopia ante litteram e l’utopia così detta è la già citata Utopia di Moro. A ruota seguono La città del sole (1602) di Tommaso Campanella, La nuova Atlantide (1627) di Francesco Bacone, Novae Solymae libri sex (1648) di Samuel Gott, e Telemaco di François Fénélon.

Dalla fine del XVIII all’inizio del XX secolo si hanno molte utopie sociali e politiche di carattere a-religioso o persino radicalmente antireligioso, che mirano a promuovere una qualche forma di socialismo o comunismo: Viaggio in Icaria (1840) di Étienne Cabet, La razza futura (1871) di Edward Bulwer-Lytton, e Notizie da Nowhere (1890) di William Morris.

Torniamo ora ad analizzare il significato che con il passare del tempo ha assunto il neologismo di Moro. Nel corso del ‘600 e del ‘700, come testimoniano i dizionari e varie fonti dell’epoca, all’ambiguità primigenia se ne sono aggiunte altre dovute all’estensione dell’uso della parola “utopia” o al valore pregnante che di volta in volta ha assunto. “Utopia” diviene ben presto sinonimo di “chimera”, di “impossibile” e di “sogno irrealizzabile”. L’utopia verte soprattutto su temi politici e sociali, tanto che il termine “romanzo politico”, Staatsroman in tedesco, diventa sinonimo di “utopia”.

Per chiarire come il significato di “utopia” sia andato evolvendo, citiamo le parole di Louis-Sébastien Mercier (autore dell’utopia L’an 2240, 1770) che spiegano l’invenzione approntata dall’autore del neologismo fictionner:

Non è narrare, raccontare, favoleggiare. È invece immaginare dei caratteri morali e politici onde far passare verità essenziali nell’ordine sociale […] in favore della scienza che abbraccia l’economia generale degli Stati e la felicità dei popoli.

Da questa spiegazione si evince che l’utopia non è intesa solo come sogno, evasione o ipotesi mentale, bensì comincia ad assumere le caratteristiche di un progetto rivolto all’attuabilità e alla concreta “felicità dei popoli”.

Una svolta fondamentale ha luogo nell’Ottocento e nel Novecento: Owen,  Fourier, Saint-Simon, Enfantin e Considérant propongono società ideali presentate come verità scientifiche fondate e sostenute da precise teorie socio-politiche. Il fatto che a volte la forma narrativa fosse ancora il viaggio nel tempo o nello spazio è dovuta semplicemente alla necessità di rendere più appetibili le dottrine scientifiche sostenute dall’autore. L’evoluzione semantica e concettuale è superbamente riassunta nelle parole di Lamartine: “Le utopie spesso non sono altro che verità premature”.

Utopie leggendarie

  • Atlantide, la mitica isola descritta da Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia, risalente a circa 9600 anni fa, è stata fonte di ispirazione per numerose altre utopie letterarie.
  • Libertalia, una leggendaria colonia di pirati fondata in una enclave del Madagascar nel 1724.

Utopie letterarie

  • La Repubblica di Platone.
  • L’Utopia (1516 circa) di Tommaso Moro.
  • La città del Sole (1623) di Tommaso Campanella.
  • La nuova Atlantide (1627), racconto incompiuto di Francesco Bacone.
  • La repubblica di Oceana o Oceana (The Commonwealth of Oceana, 1656) di James Harrington.
  • Les aventures de Télémaque (1699) di Fénelon dove sono descritte due società felici: Betica (nel libro ottavo) e Salento (libro dodicesimo).
  • La sezione de I viaggi di Gulliver (1726) di Jonathan Swift che descrive la calma e razionale società degli Houyhnhnm, è certamente utopica, ma è intesa per essere contrapposta a quella degli Yahoo, che rappresentano il peggio della razza umana.
  • L’anno 2440 (L’An 2440, rêve s’il en fut jamais, 1771) di Louis-Sébastien Mercier.
  • Voyage en Icarie (1840) di Etienne Cabet.
  • Erewhon (1872) di Samuel Butler.
  • Guardando indietro, 2000-1887 (Looking Backward, 2000-1887, 1888), di Edward Bellamy.
  • Freiland (1890) di Theodor Hertzka.
  • Notizie da nessun luogo (News from Nowhere, 1891), di William Morris (il movimento Arts and Crafts fu fondato per mettere in pratica le sue idee).
  • Utopia, Limited (1893) è una operetta di Gilbert e Sullivan, nella quale una piccola isola-nazione si riforma in stile inglese.
  • Diverse opere di H. G. Wells, tra cui Una utopia moderna (1905).
  • R.U.R. (Rossum’s Universal Robots) (1920) di Karel Čapek, autore anche di altri importanti esempi di letteratura utopistica, ad esempio i romanzi La fabbrica dell’Assoluto (1922) e La guerra delle salamandre (1936).
  • Il mondo nuovo (Brave New World, 1932) di Aldous Huxley può essere considerato un esempio di satira pseudo utopica (vedi anche distopia). L’isola, un altro suo romanzo, mostra invece un’utopia positiva.
  • A noi vivi (1938-1939), il primo romanzo di Robert A. Heinlein (pubblicato postumo nel 2004), in cui l’autore espone sotto un sottile velo narrativo fantascientifico le proprie idee e teorie sociali, economiche e politiche, riscontrabili in tutta la successiva produzione.
  • Il giuoco delle perle di vetro (1943) Hermann Hesse.
  • Walden Two (1948) di Burrhus Skinner.
  • La rivolta di Atlante (Atlas Shrugged, 1957) di Ayn Rand.
  • Fanteria dello spazio (Starship Troopers, 1958) di Robert A. Heinlein, in cui viene immaginato un mondo unito sotto un governo globale, in cui l’acquisizione dei diritti politici (voto e possibilità di candidarsi alle elezioni) devono essere guadagnati prestando un periodo di servizio militare volontario per un minimo di due anni. Questo portò all’autore accuse di militarismo, accuse poco fondate, visto che le caratteristiche del servizio militare come descritte nel libro differiscono notevolmente da quelle reali, che peraltro Heinlein criticò in altri suoi libri. Nel film del 1997, che si discosta in molti punti dal libro, l’aspetto sociale utopico viene completamente ribaltato, tanto da poter accomunare il film al genere distopico
  • Quelli di Anarres (The Dispossessed, 1974), romanzo di fantascienza di Ursula K. Le Guin, viene talvolta visto come uno dei pochi rappresentanti moderni del genere utopico, anche se è notevole che uno dei temi principali del lavoro sia l’ambiguità delle differenti nozioni di utopia. La Le Guin presenta un mondo in cui tutti i lavori ingrati – come scavare fossi e spurgare fogne – vengono equamente divisi tra tutti gli adulti, che per il resto possono dedicarsi ai loro lavori quotidiani e più soddisfacenti.
  • Ecotopia (1975) di Ernest Callenbach.
  • Il ciclo della Cultura, che inizia con il romanzo Pensa a Fleba (Consider Phlebas, 1987) di Iain Banks.
  • La trilogia delle tre Californie (anni 1990) di Kim Stanley Robinson.
  • La Québécie (1990) di Francine Lachance.
  • The Giver (1993), romanzo di Lois Lowry, ritrae una società “perfetta” del lontano futuro, nella quale l’eliminazione di guerre, malattie, paure, ecc. è ottenuta al prezzo della repressione delle emozioni umane, dell’individualità e del libero arbitrio.
  • L’imperativo edonistico (The Hedonistic Imperative, 1996), un manifesto on-line di David Pearce, delinea come ingegneria genetica e nanotecnologia aboliranno la sofferenza in tutta la vita senziente.[9]
  • No. 6 (2003), una serie giapponese composta da nove romanzi, scritta da Atsuko Asano, ambientata in una città perfetta chiamata No.6. Shion, abitante della città, con l’aiuto dell’amico Nezumi, scoprirà la verità che si nasconde dietro No.6, la quale si rivela l’ennesima mostruosa creazione dell’essere umano corrotto e senza scrupoli.

Il romanzo utopistico

Il romanzo utopistico vede tra i suoi autori principali Louis Sebastien Mercier, Edward Bellamy, Evgenij Zamjatin ed Ebenezer Howard.

Utopie cinematografiche

  • Islandia (2002), di Austin Tappan Wright


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